Il linguaggio segreto degli organi

In ogni malattia c'è un messaggio profondo. Ci sono tante parole che non abbiamo il coraggio di dire.

Autore: Antonio Scardino

Pagine: 144

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I disturbi psicosomatici sono sempre più diffusi e la corsa ai farmaci non risolve il problema, anzi spesso lo complica. Per questo bisogna tornare a riflettere sul rapporto fra il benessere della mente e la salute del corpo. Proprio quanto si propone di fare questo libro, nel quale vengono presentate sotto forma di racconto le patologie più frequenti e i loro risvolti psicologici ed emotivi.

Il linguaggio segreto degli organi

L’ipotesi che sta alla base di questo libro - e alla base della medicina psicosomatica - è il riconoscimento dell’unità funzionale di soma e psiche. La filosofia di questo approccio è pertanto tesa a fornire informazioni utili al riconoscimento dei segni e sintomi che ci permettano di colloquiare con il nostro corpo, atta ad apprendere come esso si esprima, i suoi codici non verbali e individuare così i canali di comunicazione più idonei ad entrare in sintonia con la nostra natura. Il sintomo è un linguaggio, dunque.

Attraverso di esso il corpo esprime l’indicibile. Quindi, delegare la guarigione e il benessere ai farmaci non basta: se si vuole stare bene bisogna capire. Cercare il perché di un sintomo significa vedere il motivo interiore che genera il malessere.

Oggi è più facile aprirsi alle emozioni e riconoscerle come parte fondamentale delle nostre esistenze: ciò significa rivolgersi agli specialisti dell’anima più serenamente di quanto accadesse un tempo. Per un medico di base, come me, la risoluzione di molti casi che si presentano quotidianamente necessita l’allargamento delle proprie vedute di clinico a un piano più profondo. Infatti, per una piena comprensione dei disturbi del malato psicosomatico e del malato in genere, al di là dei vari orientamenti scientifici, è oramai ampiamente dimostrato che bisogna considerare il ruolo significativo delle emozioni, delle carenze affettive, dei conflitti neurotici. Per l’applicazione pratica della medicina moderna ci si deve rivolgere allo psicologo e allo psichiatra con la stessa disinvoltura con la quale si prescrive un farmaco o una visita specialistica ortopedica.

Per quello che vedo io, molti pazienti psicosomatici non lasciano filtrare alcuna manifestazione affettiva netta, sono all’apparenza ben adattati socialmente e ben considerati nel loro ambiente lavorativo: questa freddezza apparente frena la loro propensione a lasciar emergere i desideri e le rappresentazioni fantasmatiche; queste persone generalmente fanno fatica ad esprimere le proprie dipendenze e le aggressività avvertendo come una minaccia l’intromissione delle pulsioni istintive e affettive nella loro vita di relazione.

L’individuo psicosomatico è generalmente caratterizzato da una devitalizzazione del linguaggio, si presenta apparentemente depauperato di qualsiasi carica emotiva ed è dominato da un’aridità nelle proprie capacità di relazionarsi.

In questi casi, il medico di famiglia moderno, scrupoloso e desideroso di aiutare la propria comunità in modo efficace, ha il dovere di rendersi conto che lo psicologo o lo psichiatra è la chiave di volta della risoluzione di molti casi ambulatoriali apparentemente banali. Infatti, segni e sintomi evidenti di malessere psicologico sono troppo sovente lasciati cronicizzare da medici e pazienti; ciò accade per la scarsa disinvoltura culturale che mostriamo ancora prima di rivolgerci a specialisti in materia, che aiutino a formulare quei quesiti veri e significativi che nutrono la radice di una malattia attiva.

Da qui, il mio piccolo tentativo di descrivere alcuni casi, i più significativi, che mi hanno aiutato ad ampliare i punti di vista personali e gli orizzonti professionali, che mi hanno aiutato a mutare la mia pratica ambulatoriale quotidiana di medico di famiglia e la qualità delle mie opinioni di immunologo e di uomo. Le esperienze che propongo hanno innanzitutto arricchito la mia persona.

Avvalermi dell’aiuto degli specialisti dell’anima e della mente, psicologi e psichiatri, è stato per me un grande piacere e un dovere; non ringrazierò mai abbastanza questi specialisti per aver risolto casi solo apparentemente inestricabili e per aver rafforzato il mio punto di vista sul significato delle malattie e sul motivo delle loro origini. In tutta umiltà, credo fermamente che il fine di ogni medico, o di chiunque abbia il privilegio di trattare il disagio umano, sia di comprendere i motivi profondi del malessere. Nessuna terapia sarà altrettanto efficace quanto la presa di coscienza del valore simbolico di un dato sintomo o segno comparso in un dato momento della propria esistenza. Perché è nell’evento patologico, dietro la piccola disgrazia fisica, dentro la malattia che, forse, sopravvive un barlume di contatto, di dialogo con l’interiorità, di riconoscimento di quell’essenza mitica e profonda della nostra natura che ci guida: la nostra anima. Un giorno non troppo lontano il corpo e la mente verranno finalmente considerati come un’unica entità e non più una sequela di organi ed apparati disgiunti fra loro, appannaggio di specialisti di diverse materie. Quel giorno, alle conoscenze scientifiche eccelse e alla valutazione oggettiva dei meccanismi patologici generali, affiancheremo finalmente il rispetto per l’eccezionale peculiarità delle nostre personalità umane e per le nostre vicende uniche e individuali, che fanno di noi quello che siamo.

La vita, in fondo, non è soltanto un evento naturale misurabile, ma un viaggio misterioso durante il quale le cose invisibili che portiamo dentro ci ricordano chi siamo davvero, ci ammoniscono e ci guidano. In attesa di quel giorno, auguro di cuore una buona lettura.

Antonio Scardino

L'autore

L'autore, Antonio Scardino, immunologo, è il medico di famiglia che tutti noi vorremmo avere. La sua lunga esperienza gli ha permesso di unire alle conoscenze di tipo clinico uno sguardo capace di cogliere le sfumature che stanno dietro ai sintomi, indagando il legame tra mente e corpo.

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