Non farti giudicare dagli altri
La salute, l'autostima e la felicità arrivano solo quando smettiamo di ascoltare critiche e giudizi
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I giudizi altrui spesso influenzano pesantemente la nostra vita e ci condizionano: invadono il nostro spazio interiore e ci spingono a vederci non come siamo davvero, ma come ci dipingono. I nostri presunti difetti, spesso oggetto delle critiche, sono in realtà l'espressione della nostra vera natura, che non dobbiamo soffocare. Occorre agire non dando retta agli altri, ma ascoltando l'istinto e le sensazioni del corpo. Nel libro Non farti giudicare dagli altri spieghiamo come riconoscere i falsi maestri e come difendere la propria autonomia; così miglioriamo l'autostima, sperimentiamo nuovi modi di essere e seguiamo la strada più giusta per noi, non quella che ci viene indicata dagli altri.
L'indice del libro
- Introduzione | Vivi la tua vita, non quella tracciata dagli altri
- Capitolo 1 | Fisiologia e interpretazione psicosomatica
- Capitolo 2 | Zittisci il tuo giudice interiore
- Capitolo 3 | Rispetta le tue caratteristiche originali
- Capitolo 4 | Liberati da timore di sbagliare
- Capitolo 5 | I diversi tipi di giudizi e di "giudici"
- Capitolo 6 | Cosa ottieni se elimini i pesi delle critiche
Con le critiche rischi di chiuderti in una gabbia mentale
Se ogni critica ci colpisce al cuore, minando l'autostima e rendendoci sempre più sensibili a suggerimenti e critiche, allora è il momento di liberarci della gabbia che stiamo pian piano costruendo attorno a noi. Una gabbia che non ci permette di credere in noi stessi, rendendoci sempre più permeabili all'influenza esterna. Seguendo le indicazioni contenute in questo libro, imparerai a riconoscere quanto rischiamo di essere preda delle critiche altrui, come poter riconoscere il giudice interno e i giudizi esterni più deleteri per l'autostima. Non solo, impareremo a contrastare alcuni aspetti mentali considerati delle virtù, per esempio la coerenza, il perfezionismo e l'inflessibilità di cui il giudice interno si avvale in eccesso, rendendoli complici della severa autocritica a cui ci sottoponiamo. Al contrario i nostri difetti diventeranno i maestri da rivalutare, in quanto spie della parte più autentica e spontanea della personalità; i difetti, ben lungi dall'adeguarsi alla maschera imposta dalle aspettative sociali, rivelano cosa è giusto per noi. Allora non soffochiamoli e impariamo a farci guidare dalla loro vitalità, liberandoci dal confronto e dalle opinioni esterne per riscoprire la nostra vera natura.
Non condannare i tuoi errori
Tutti commettiamo errori: sbagliare è uno dei modi che abbiamo per imparare, ma ogni persona reagisce in modo diverso alle esperienze di vita che affronta. C'è chi si giustifica, chi non ammette di aver sbagliato, chi sottolinea ogni piccolo errore commesso dagli altri e chi al contrario critica soprattutto se stesso. Tutte queste modalità di comportamento hanno un aspetto in comune, il giudizio. Giudicare fa parte delle nostri funzioni comuni e abituali nella vita concreta: dobbiamo valutare sempre gli effetti di un gesto e qual è la migliore azione in un determinato momento per raggiungere i nostri obiettivi. Ma giudicare significa anche esprimere una valutazione positiva o negativa su noi stessi, sulle nostre azioni, così come sugli altri e sulle loro azioni. Assume anche un valore morale; non si limita a valutare il momento specifico ma rimane impresso come un marchio sulla persona che viene giudicata. Allora anche noi stessi ci sentiamo giusti o sbagliati in base a come ci giudichiamo o a come ci giudicano gli altri.
Se usato rigidamente, in eccesso o in difetto, il giudizio diventa quindi pericoloso per l'autostima e per il nostro benessere interiore. Commettere errori è inevitabile e ci offre la possibilità di imparare e di crescere; invece il giudizio sbagliato e usato male può impedirci di conoscere chi siamo veramente e quindi di crescere e progredire nella nostra autodeterminazione. Se siamo convinti di essere sbagliati siamo indotti ad assecondare dei modelli dettati dall'esterno che non ammettono sfumature: giusto e sbagliato o bene e male sono sentenze, è così e basta. Possiamo quindi chiamare giudice interiore quella capacità di giudizio morale che applichiamo a noi stessi e agli altri; questo censore interno valuta cosa è giusto e sbagliato nelle nostre azioni e nella nostra personalità; nelle varie situazioni sociali può farci sentire fieri e a nostro agio oppure a disagio e in soggezione.
L'anteprima del libro
L'autore del libro
Questo libro è stato scritto dagli esperti dell'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica. L'istituto, fondato nel 1979 da Raffaele Morelli insieme a un gruppo di medici, psicologi e ricercatori, ha lo scopo di studiare l'uomo come espressione dell'unità psicofisica, riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua cura.
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